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Piano comunale tratturi PCT
Gravina in puglia
2006-2008

PROGRAMMA:
P.C.T. PIANO COMUNALE TRATTURI dell’intero territorio comunale, ai sensi dell’art. 2 della L.R. 29 del 23 Dicembre 2003

CLIENTE:
Amministrazione Comunale di Gravina in Puglia

CONCEPT:
Il progetto interessa l’intero territorio comunale ed è finalizzato alla costituzione di un ambito territoriale di tutela delle aree tratturali mediante la redazione di un P.C.T.

FASE:
Approvazione definitiva delibera del Consiglio Comunale n.3 del 31.07.2008

TEAM PROJECT
arch. Giovanni Lorusso
arch. Vito Stimolo

 

STRUTTURE

[stralcio dalla relazione di progetto]

IL P.C.T.:PROGETTO

Il progetto dei percorsi tratturali interpreta in un sistema unico le esigenze dell’insediamento antropizzato e dell’ambiente, conservando le relazioni tra i vari elementi dei differenti paesaggi:
urbano-industriale,
agrario,
naturale-seminaturale. 
La tutela imposta con il vincolo è determinante per rallentare fenomeni di abuso e degrado, ma non è sufficiente se non accompagnata da altre azioni di rigenerazione, anzi potrebbe diventare la concausa dell’effettivo abbandono da parte del proprietario che supera in questo modo i vincoli.

Non è proponibile una musealizzazione limitata a piccole parti di territorio, ma altresì bisogna pensare a nuovi usi per il paesaggio storico, compatibili e comunque economicamente significativi.

Il riciclo delle aree tratturali nella logica di una rete di reti per ripensare ad un nuovo ruolo attivo da parte del sistema tratturale che alla tutela affianca un processo di riutilizzo che rigeneri l’intero territorio.

Operazioni mirate al lavoro di indagine interdisciplinare che deve operare una riscoperta dei valori incorporati nel paesaggio che tendono ad essere completamente dimenticati nel giro di qualche generazione. Verificare le antiche colture e tecniche di gestione non solo per la capacità reddituale del prodotto individuale ma dalla capacità di connettersi al controllo ecologico-ambientale e all’interesse turistico-ricreativo.

Prioritariamente a qualsiasi intervento è l’operazione di costruzione di un consenso diffuso, di una partecipazione condivisa alle scelte progettuali di rigenerazione paesaggistica. Rendere partecipi la comunità del valore storico-culturale-sociale insito nel paesaggio, ma soprattutto sulla possibilità insita nei beni di  essere nuovamente una risorsa sia individuale e per tutta la comunità proprio per la sua capacità di accogliere il cambiamento.

Il paesaggio interessato dal progetto è il tessuto connettivo di una molteplicità di attività integrate fra loro al cui centro deve porsi un’agricoltura capace di produrre non solo beni agricoli ma multifunzionale , affiancando ad un’attività agricola:

  • attività ricettive e agrituristiche,
  • attività di tempo libero e culturali.

Un paesaggio rigenerato, di qualità offre altresì all’agricoltura la possibilità di riuscire a spuntare prezzi maggiori per beni che vengono prodotti e venduti all’interno di un territorio, che si rende visibile a tutto il mondo con una specifica connotazione di rarità e di qualità.

Un’effettiva riuscita del piano deve tener conto che il paesaggio pur essendo un bene collettivo è direttamente gestito da poche persone, pertanto ai benefici derivanti dalla qualità del paesaggio e dal suo godimento collettivo si contrappongono dei costi che sono solo a carico dei proprietari fondiari o produttori.

Questa contraddizione rende in buona parte inefficace le politiche di conservazione basate su vincoli e divieti. .  Pertanto bisogna pensare al paesaggio come ad un’ambito molto delicato in cui le azioni di tutela e conservazione devono essere dosate  mantenendone i caratteri fondamentali senza che ciò vada a danno degli attuali produttori. Il corollario a questa prima tesi è che qualora vi siano dei costi aggiuntivi nello svolgimento delle pratiche agrarie dovuti alla tutela paesaggistica, essi in qualche modo devono essere compensati.

A delle politiche di tutela del paesaggio  con carattere prettamente vincolistico bisogna contrapporre un sistema di indirizzi e criteri che dicono altresì chiaramente quello che effettivamente si può fare mantenendo il carattere mutevole  di un paesaggio “come territorio costruito con coscienza e conoscenza da parte della società insediata”

Questa impostazione implica la consapevolezza che il paesaggio è mutevole e che le strategie di utilizzazione delle risorse del territorio tratturale devono garantire la permanenza dei valori ambientali, storico–culturali, nonché la valutazione del loro grado di trasformabilità, e le misure per la loro conservazione nell’ambito di azioni condivise  e partecipate dalla comunità.

Attualmente i segni sottili sul territorio che rendevano leggibile il tracciato tratturale (elementi lapidei,muri a secco, il fiume d’erba in alcuni periodi dell’anno, ecc.) sono  in parte spariti, nascosti a causa dell’uso delle aree non coerente con le sue peculiarità.

Per questo il Piano Comunale Tratturi è di fondamentale importanza per evitare una perdita e ricostruire un’importante  “frammento di storia” che ha determinato in modo indelebile il paesaggio visibile.
Nel progetto comunale dei tratturi del comune di Gravina in Puglia l’approccio metodologico-progettuale analizza gli elementi strutturali degli ecosistemi naturali, fatti da comunità di animali, piante e microorganismi,  per proporre una progettualità ecocompatibile che possa contribuire alla creazione di una comunità umana sostenibile in cui costruire condizioni sufficientemente idonee alla vita odierna senza pregiudicare e compromettere quelle delle prossime generazioni.

Il progetto, inoltre ha preso in considerazione tutti gli elementi che costituivano il complesso sistema tratturale ed in un’operazione di recupero alla memoria collettiva degli elementi essenziali, sia nelle loro caratteristiche formali e funzionali, che in quella espressiva, propone un riciclo compatibile e sostenibile con la realtà attuale.

Schema di organizzazione

Gli elementi progettuali che strutturano l’intero progetto ripropongono la terminologia  mutuata proprio dagli ecosistemi e dal sistema storico dei tratturi:

Relazioni

Sono state ricercate tutte le relazioni tra il sistema dei tratturi e i diversi elementi che formano il paesaggio evidenziando il rapporto di interdipendenza. 

Il sistema tratturale  del territorio di Gravina,  per la sua posizione strategica  all’interno del territorio murgiano, crea importanti e determinanti relazioni principalmente con i seguenti sistemi :

  • Parchi: Parco Nazionale dell’Alta Murgia, Parco Nazionale del Gargano,Parco regionale Gravina;
  • Le aree protette sic e zps;
  • Le aree boscate;
  • Il sistema idrografico;
  • I punti panoramici;
  • La Viabilità storica:via Appia  e via Traiana;
  • La Viabilità ordinaria
  • La rete dei percorsi interpoderali;
  • Il sistema delle masserie, dell’architettura rurale in generale e delle emergenze architettoniche;
  • La  rete degli agriturismo;
  • La rete delle aree archeologiche;
  • La rete degli habitat rupestri;
  • I castelli federiciani;
  • Le città storiche.

 

Mappe

Per comprendere le relazioni sono state disegnate delle mappe in cui sono evidenziate le connessioni nel sistema e tra i diversi sistemi. Alcune connessioni si ripetono in modo tale da diventare dei modelli.

Forma-modello
Per comprendere le relazioni sono state disegnate delle mappe in cui sono evidenziate le connessioni nel sistema e tra i diversi sistemi. Alcune connessioni si ripetono in modo tale da diventare dei modelli.

 

Rete di reti
Così come negli ecosistemi la rete rappresenta il modello della vita nello stesso modo il modello progettuale è una rete. La rete è presente in tutte le parti del progetto ed ogni sua parte è a sua volte una rete di componenti simili, pertanto si deve necessariamente parlare di rete di reti.

Reti che si estendono in tutte le direzioni creando dei rapporti non lineari che possono coincidere e ritornare al punto di partenza formando dei loop che permettono di verificare le relazioni e migliorarle.

Il progetto costruisce un sistema di reti che come tali sono in grado di autoorganizzarsi. Non una sommatoria di reti ma un sistema di relazioni-connessioni.

La tutela deve passare dai singoli segni-oggetti del paesaggio al sistema di relazioni e connessioni fra gli oggetti

Il valore della rete tratturale non è nel singolo tracciato in disuso e di cui si è persa la memoria, ma nel sistema complessivo di tracciati tratturali, interregionali, che costituiscono una rete (della memoria) che ha strutturato e conformato un intero paesaggio continuo e pur sempre differente.

Riciclo
I tratturi erano grosse e capaci vie di collegamento per gli spostamenti verso le postazioni stabili di pascolo definite dalla Dogana. Per ogni singolo gregge, era difatti la Dogana che indicava anche quali tratturi dovevano essere percorsi per il raggiungimento della meta.

Nel rispetto del principio dell’ecosostenibilità, considerata la limitatezza delle risorse disponibili sul territorio, e quindi la necessità-dovere per una comunità di evitare sprechi,  è fondamentale progettare un sistema di riciclo del bene tratturale per l’equilibrio sistemico. La rete dei tratturi rappresenta un patrimonio antropico e formale di rilevante importanza per il territorio perciò la perdita sarebbe insostenibile per la comunità.

Per questo il Piano Comunale Tratturi è fondamentale nell’individuare e riprogettare la rigenerazione, con il riciclo, di un’importante  “frammento di storia” che ha unito molteplici comunità.

I tratturi devono necessariamente rimanere quelle grosse vie di collegamento tra territori e paesaggi differenti, ridiventando quella rete strutturata di percorsi che penetrando nel paesaggio, ne permettano la lettura, la fruizione, il godimento. Percorsi strutturalmente determinanti,  proprio per l’ampiezza delle articolazioni che interessa  quasi tutto il paesaggio, per l’avvio di un reale, effettivo processo di valorizzazione in termini turistici-ricreativi-culturali e produttivi.

Rigenerazione
Il progetto di valorizzazione della rete tratturale può determinare e contribuire ad un’effettiva rigenerazione del paesaggio, soprattutto con la necessaria partecipazione e collaborazione, e non competizione,  da parte di tutte le reti che partecipano al sistema.

 

Flessibilità-fluttuazione

Il progetto definisce degli interventi che hanno come carattere principale la flessibilità, ovvero la capacità di adattarsi ai cambiamenti delle condizioni esterne e alle provocazioni.

Un sistema a rete fluttuante capace di flettere  ed adattarsi alle diverse sollecitazioni esterne mantenendo un elevato grado di recupero. Sono state individuate e progettate un elevato numero di reti e di connessioni che danno al sistema una grande capacità di reazione e sopravvivenza quando una parte, rete o connessione è disattivata.

Complessità-diversità
La complessità del sistema di relazioni è la garanzia della resistenza del progetto. Il vantaggio strategico per il progetto è la diversità e complessità dei legami capaci di scambi continui di informazioni, in una rete che vibra e fluttua.

 

Processi

La reticolarità ecologica

Le reti ecologiche (ecology network), nate nei paesi dell’est europeo e sviluppatesi nella disciplina dell’ecologia del paesaggio, in  particolare nei paesi di lingua inglese, sono vere e proprie infrastrutture naturali: “Le reti ecologiche che si configurano quali infrastrutture naturali e ambientali aventi lo scopo di connettere e mettere in relazione gli ambiti territoriali con spiccate caratteristiche di naturalità  con gli ambienti relitti e dispersi, si estendono a tutto il territorio, superando la contrapposizione tra “città” e “campagna” (o ambiente naturale/ambiente artificiale)” .

 Proposte dal mondo scientifico attorno agli anni Ottanta del secolo scorso in virtù dei fenomeni di  frammentazione sempre più rilevanti all’interno del paesaggio, sono state riconosciute e trasportate all’interno di molti strumenti per le politiche territoriali. Oggi divenute veri e propri piani per la conservazione della biodiversità le reti ecologiche si sono collocate tra i principali obiettivi di numerose regioni, province e comuni.

La Direttiva “Habitat” 92/43/CEE adottata dalla Comunità Europea rappresenta forse la principale normativa a livello internazionale per incentivare una politica a favore della continuità ecologica ed ha come obiettivo la realizzazione della Rete Natura 2000, cioè la costituzione di una rete europea composta di aree di alto valore naturalistico al fine di mantenere gli  habitat per le specie in via di estinzione.

Le reti ecologiche sono costituite da elementi vegetali e sono strutturate secondo:

  • nodi: cioè aree dove è concentrata la presenza delle specie minacciate, per lo più aree protette ma anche ambienti naturali e seminaturali quali boschi, aree umide,  eccetera;
  • aree cuscinetto: cioè fasce che proteggono i nodi da attività di disturbo;
  • corridoi: elementi lineari di vegetazione o corsi d’acqua che favoriscono lo spostamento delle specie tra i nodi;

 

Ad una logica di isole protette che caratterizza il nostro territorio si  contrappone la rete dei tratturi che nel progetto cerca di strutturare un primo sistema di continuità ambientale tra paesaggi naturali- seminaturali , agrari e urbani.

Si propone la realizzazione di una reticolarità ecologica, che estende a tutto il territorio le logiche di conservazione , del restauro ecosistemico e della salvaguardia delle biodiversità, con l’obiettivo di assolvere a numerose funzioni:

  • miglioramento delle condizioni di qualità dell’aria attraverso la distribuzione delle aree con vegetazione;
  • riduzione delle polveri;
  • assorbimento dei disturbi sonori;
  • offerta variegata di spazi ricreativi ed educativi con discreta qualità naturalistica;
  • possibilità di mantenimento ed espansione delle specie vegetali che vengono soppresse nelle aree agricole ed urbane;
  • possibilità di integrazione con i percorsi di collegamento urbano con modalità alternative senza commistione nel traffico (pedonale, bicicletta, mezzi elettrici, ...);
  • possibilità di mantenimento e movimento delle specie faunistiche presenti sul territorio;
  • formazione del supporto territoriale per eventuali azioni future di ripristino e riqualificazione ecosistemica;
  • riduzione della insularità ecologica delle aree protette;
  • diffusione delle modalità di gestione della conservazione naturale a paesaggistica su tutto il territorio, anche quello non interessato da provvedimenti localizzati di tutela ambientale.

 

Reversibilità ambientale

Nelle aree tratturali che attraversano  aree naturali (tratturello Corato Fontanadogna n. 89) si propone il concetto di reversibilità per la sua capacità di  riportare una determinata porzione di suolo nelle condizioni di una “naturalità di base” libera per un arco indefinito di tempo. Tali condizioni sono quelle che il suolo assumerebbe spontaneamente se lasciato in “libera evoluzione per un arco indefinito di tempo e in ogni caso coerenti con lo standard biologico, geomorfologico e fitoclimatico della ecoregione in cui si situa  geograficamente”.

 

Siepi -Alberature

Lungo queste vie era vietato piantare alberi,coltivare o dissodare, erano previsti, soltanto dove era più necessario, dei muretti laterali di contenimento greggi, era consentito solo il pascolo in movimento, detto a mazza battuta, e non quello in sosta; questo per impedire che gli animali brucassero tutta l’erba e per evitare intralci nel caso si incrociassero più greggi. Pertanto si ritiene opportuno per salvaguardare il paesaggio e la memoria più profonda del sistema tratturale di non piantumare filari di alberi ma prevedere, a secondo delle situazioni, per creare una rete ecologica, di impiantare siepi che permettono la continuità ecologica.

Sollecitare ed incentivare la realizzazione di siepi lungo i confini di proprietà, attraverso l’impiego di ecotipi locali di specie autoctone in equilibrio con il mezzo ambiente.

 Le siepi dovranno essere diversificate lungo il loro decorso sia per quanto attiene le specie utilizzate (quindi non monospecifiche, minimo 5 o 6 specie) che per i relativi caratteri strutturali (impiegando specie sia arbustive che arboree disposte in modo che la siepe abbia un profilo fortemente eterogeneo).

 Occorre inoltre prevedere la realizzazione di patches nei punti di incontro di più campi coltivati.  Analoghi interventi dovranno essere effettuati lungo il reticolo stradale, nel rispetto della normativa vigente e in modo da non precludere la visuale del paesaggio ai viaggiatori.

 I patches dovranno occupare superfici tali da essere funzionali quali aree di rifugio, trofiche o di riproduzione, rispetto alle specie rinvenute nell’area di studio, soprattutto quelle più importanti dal punto di vista conservazionistico.

Nella creazione dei patches, in generale per adempiere a tale scopo, le siepi dovranno ricreare un ambiente chiuso (folto), e dovranno essere costituite da specie vegetali con parti eduli per svolgere anche funzioni trofiche. Inoltre sarebbe opportuna la presenza di alcune specie arboree, al fine di garantire la nidificazione non solo di specie faunistiche legate all’ambiente arbustivo (es. tra gli uccelli i silvidi) ma anche a specie che utilizzano grossi alberi (es. poiane, chiandaie, ecc.)

Obiettivi specifici dell’intervento: benché i campi coltivati siano di grandi dimensioni e la realizzazione di siepi sia conseguentemente prevista su ampie maglie, tale intervento aumenterebbe la “circuitazione” (Forman & Godron, 1986) nel sistema paesistico. Per cui, se da un lato il reticolo fluviale costituisce la principale serie di corridoi ecologici dell’area e il sistema di nodi catalizza gli spostamenti e le interazioni tra le specie sul territorio, il sistema di siepi aumenterebbe la circuitazione, favorendo anch’esso flussi genici e specifici.

 La realizzazione di siepi con specie differenti e di diverso portamento aumenterebbe notevolmente la diversità d’habitat e conseguentemente quella specifica dell’intera area senza compromettere in modo eccessivo le attività e il reddito delle attività agricole. Queste ultime, del resto, risulterebbero anche avvantaggiate in quanto ad esempio verrebbero attenuati i deleteri effetti che il vento induce sulle coltivazioni. Si tenga conto che gli effetti delle siepi nel modificare le condizioni microclimatiche si risentono sino ad una distanza pari a trenta volte la loro altezza (Forman, 1995). Esse, inoltre possono favorire la conduzione dell’agricoltura biologica in quanto le siepi consentono di ospitare le specie insettivore, in grado di contrastare gli insetti patogeni delle colture.

 

Mantenimento della pseudosteppa

Nelll’area a nord di Gravina, lungo il tratturello Corato-Fontanadogna,  presenta alcune aree a pseudosteppa frammentate da insediamenti antropici, sia agricoli che industriali. E’ auspicabile che queste poche aree rimaste siano mantenute a pseudosteppa, attuando una idonea strategia gestionale del pascolo, in quanto potrebbero ancora svolgere un ruolo di “tappa intermedia” verso aree pseudosteppiche molto più estese. Infatti a causa dell’abbandono del pascolo la pseudosteppa evolve verso stadi di vegetazione superiori, mentre a causa del sovrapascolo va incontro ad una involuzione, con impoverimento delle specie foraggere a favore di quelle erbacee-arbustive a basso valore pastorale (asfodelo, ferula, ecc.).

 

Interventi di natura antropica

L’obiettivo di tutelare e valorizzare il ricco patrimonio non solo naturale ma anche antropico (fronteggiando le diverse forme di degrado) ai fini di una più ampia e corretta fruizione da parte dei residenti e dei turisti, risulta prioritario anche per le ricadute in termini occupazionali per la creazione di nuove iniziative economiche incentrate su un più ampio coinvolgimento dei soggetti privati.

Vi è la necessità di provvedere al recupero delle strutture da adibire ad attività culturali, nonché l'esigenza di promuovere l’offerta di ulteriori disponibilità. In particolare gli interventi sul patrimonio antropico dovrebbero tendere a:

  • conservare i segni storici significativi
  • conservare le qualità estetiche
  • inibire le trasformazioni dannose
  • potenziare la fruizione.

 

Agricoltura multifunzionale

Fondamentale è il ruolo dell’agricoltore da considerare anche manutentore del territorio: si occupa infatti di garantire il permanere delle condizioni di produttività dei terreni, della riproducibilità dei suoli. Lo stretto rapporto che è storicamente intercorso tra produzione agricola e manutenzione del territorio ha fatto sì che esso sembrasse implicito: l’agricoltore non era ricompensato per il suo lavoro di tutore del paesaggio, bensì per il prodotto agricolo immesso sul mercato; a sua volta però, la salvaguardia del territorio era la condizione indispensabile di una buona produzione agraria.

Con lo sviluppo della rivoluzione industriale questo rapporto si indebolisce e tende a venir meno: molte aree marginali dal punto di vista economico sono abbandonate all’inselvatichimento, mentre altre, più vantaggiose, vedono l’avvicendarsi di sistemi colturali sempre più specializzati. L’agricoltura contemporanea induce sul territorio vaste opere di livellazione, regolarizzazione, ricomposizione fondiaria, edificazione di strutture per il ricovero e la prima lavorazione dei prodotti della terra; nuove colture e nuove costruzioni sostituiscono quelle tradizionali mentre antichi impianti (siepi, muri di recinzione, fienili, stalle, ecc.) sono rimossi o abbandonati.

  • Bisogna riconoscere il ruolo storico del contadino di manutentore del territorio e dell’ambiente, un costruttore di paesaggi di qualità, non nel senso folcloristico, ma in una dimensione contemporanea di un’agricoltura multifunzionale senza il fardello delle fatiche inumane.
  • Ad una produzione agricola a bassa redditività si possono trovare ampie forme di sostegno presso altri capitoli di spesa:
  • la sistemazione idrogeologica, il monitoraggio dei fenomeni relativi, la piccola manutenzione delle opere;
  • la conservazione e il miglioramento della biodiversità complessiva di un’area;
  • la rinaturalizzazione di territori degradati (corridoi ecologici, forestazione urbana, ecc.);
  • il turismo e la valorizzazione culturale di un sito (ecomusei, itinerari escursionistici, agriturismo);
  • il miglioramento della qualità degli insediamenti residenziali;
  • il risparmio energetico e l’impiego di energie rinnovabili.

Struttura

Unità di misura del progetto

I tratturi avevano una larghezza tale da assicurare la normale percorrenza (in ambo i sensi) nel caso due greggi si fossero incrociati, di 60 passi napoletani, ciascuno del valore di 1,86 m, corrispondenti ad un totale di 111,60 mt.., I passi napoletani si dividevano in 7 palmi, del valore ciascuno di 265,71mm.

Il progetto prevede che l’unità di misura alla base della progettazione di tutti gli elementi di arredo fisso e movibile deve essere quella storica del palmo. Un’unità di misura base che ha nel passo napoletano il suo multiplo. Un sistema progettuale che vuole recuperare alla memoria i lunghi ed interminabili tragitti fatti a piedi dai pastori e riproporre anche strutturalmente, fisicamente un’unità di misura “lenta” che spinge i fruitori ad un approccio lento, dolce ed attento in un sistema tratturale dimensionato a passo d’uomo.

Termini lapidei

I Tratturi,oltre che per la loro larghezza e lunghezza caratteristica, si distinguevano anche perché delimitati lungo il percorso (ad una distanza non ben definita, ma che probabilmente seguiva le variazioni di traiettoria del tracciato) da termini lapidei, ossia da blocchi di pietra il più delle volte squadrati e non molto alti. Su di essi erano scolpite le lettere “R.T. ”per indicare “Regi Tratturi” e un numero che li contraddistingueva.

Il progetto prevede di posizionare dei termini lapidei che riportano il nome del tratturo, la distanza di riferimento in passi e il toponimo del luogo, lungo il percorso in nodi strategici di connessione fra più sistemi-reti. Questi termini lapidei devono avere una forma caratteristica, memorabile, con un disegno che permette di comprendere l’appartenenza ad un sistema tratturale  e capace di caratterizzare-differenziare ogni singolo tratturo.

Il termine lapideo deve diventare una struttura di orientamento nello spazio aperto dei paesaggi.

 

I Riposi

Prima di arrivare alle locazioni definitive, che rimanevano mete abituali per ogni allevatore, i patori sostava nei riposi.

Questi erano veri e propri “alberghi della transumanza”, aree attrezzate, in cui sostare nella attesa di arrivare alla locazione. I riposi, sparsi in modo strategico nel territorio erano collocati in zone ricche di erba e ovviamente forniti di sorgenti d’acqua.

Alla pari dei riposi del sistema tratturali essi permettono la sosta prima di arrivare alla meta. I riposi sono i nodi del sistema; in alcuni casi si può prevedere la realizzazione di strutture di legno o muratura che possono divenire dei punti di riferimento per il paesaggio circostante, dei punti memorabili lungo il percorso.

Il progetto, pertanto, prevede la realizzazione in nodi strategici di connessione tra più sistemi-reti di aree di sosta breve. In queste aree è previsto sia la realizzazione di strutture e attrezzature per la ricreazione e per la conoscenza del territorio circostante, nelle sue componenti storico-culturali-naturalistiche, che indirizzano e orientano verso gli altri sistemi e reti: percorsi interpoderali, edilizia rurale, punti panoramici, rete agrituristica, ecc. e inoltre sia la piantumazione di essenze arboree di medio fusto per garantire zone d’ombra nel periodo estivo.

 Nei riposi  saranno previste pavimentazioni in sterrato, battuto e pietra locale a spacco di forma irregolare dove si intersecano i percorsi.

Ogni punto-nodo strategico, area di sosta, riposo nel sistema progettuale deve prendere la denominazione del toponimo del luogo, per una sua riconoscibilità-unicità.

 

Muretti di contenimento

  • I percorsi tratturali erano delimitati a tratti da muretti a secco.
  • Si ripropone nel progetto la ricostruzione-costruzione di muretti a secco lungo i lati del tratturo evidenziando l’intersecazione con altri sistemi viari e prolungandoli nei percorsi laterali, almeno sino all’area annessa di protezione.
  • Il muro a secco realizzato a scarpata nella parte sommitale deve avere pietre di taglio sporgenti come nella tradizione.

I Bracci

A loro volta i tratturelli e tratturi  erano collegati tramite arterie ancora più piccole, sentieri e piccole mulattiere chiamate “Bracci”, che rappresentavano i capillari di tutto il sistema viario

Pertanto per evidenziare questo collegamento esistente con la rete viaria soprattutto interpoderale si propone la costruzione-ricostruzione di muretti a secco lungo i percorsi laterali che intersecano il tratturo almeno sino all’area annessa di protezione.

 

Le locazioni

Erano porzioni di terreno fiscale dalle notevoli dimensioni che costituivano appunto la meta dei locati.

Le locazioni nel sistema progettuale rappresentano la meta di ogni percorso, sia in termini di fruizione diretta (agriturismo e passeggiata),  che di fruizione indiretta  (vista panoramica del paesaggio).

Così come i tratturi e tratturelli anche le locazioni di solito prendevano il nome dai luoghi ove erano situate. Ogni punto-nodo strategico, area di sosta, riposo nel sistema progettuale deve prendere la denominazione del toponimo del luogo, per una sua riconoscibilità-unicità.

 

Le Terre salde

  • Tutte le aree interne ai tratturi non interessate da percorsi pedonali-ciclabili  o da piantumazioni di siepi devono diventare delle terre salde-non dissodate dall’aratro.

Le Poste

Erano i luoghi recintati all’interno delle locazioni dove si ricoveravano gli animali, questi erano delimitati da un  muro (di pietra a secco di circa un metro) orientato sempre a mezzogiorno.  Le poste erano composte di jazzi, cioè gli ovili, da un quadrone, una spianata connessa allo jazzo e da un’aia, una struttura destinata alla lavorazione del latte.

Le poste sono nel progetto tutta l’architettura rurale storica che è possibile fruire-visitare ed in cui in alcuni casi è possibile sostare. All’interno di queste costruzioni andranno incentivati i momenti informativi sulle reti che compongono il territorio. Possiamo definire le poste come dei terminali connessi a dei nodi che si connettono ad un sistema globale.

Dei punti di arrivo per la fruizione del paesaggio e nello stesso tempo punti di partenza per un rapporto più profondo con la storia dei luoghi.

 

Le Terre di portata

  • Sono tutte quelle terre che all’interno della locazione erano escluse dal sistema della pastorizia e destinate ad altro. Nel progetto sono tutte le aree che conformano il paesaggio. Sono la struttura che permette la materializzazione della mappa che contiene la rete tratturale

Le Masserie

  • Nelle masserie vi erano stalle, ampi recinti, ambienti organizzati per la mungitura e la lavorazione del latte, magazzini e ancora stanze per il riposo e l’alloggio degli addetti durante tutto il periodo invernale.
  • Nel progetto sono determinanti insieme alle Poste per la fruizione turistica del paesaggio agrario in aggiunta alla possibilità per alcune aziende agrituristiche di offrire anche il ricovero notturno.

Percorsi

 

Percorsi tratturali in ambito agrario

  • I tracciati tratturali potranno riprendere il loro antico carattere di grandi strade di collegamento tra comunità, che hanno permesso lo scambio economico, culturale e sociale fra territori lontani.
  • Collegamenti che permettevano mediante lo scambio, il transito e lo sviluppo della biodiversità. Strade, flussi di energia nuova che attraversavano comunità locali, tendenzialmente chiuse,  contagiandole e aprendole alle connessioni con il territorio “altro” diverso.
  • Una rigenerazione che valorizzi le peculiarità di questi percorsi e permetta una penetrazione-fruizione, lenta-dolce di questi straordinari paesaggi agrari.
  • Creazione di percorsi lenti-pedonali per un’immersione totale nei sempre differenti paesaggi, realizzati in terra battuta, sterrati, permeabili. Percorsi  sportivi a piedi o in bicicletta circolari che si connettono con gli altri sistemi di collegamento.
  • Percorsi che portano a delle mete in luoghi “altri”, punti di arrivo che si connettono ad altri sistemi di percorsi.

Percorsi tratturali in ambito industriale-periferico

  • In ambito industriale e periferico il sistema tratturale si configura come una struttura portante per la riqualificazione e rigenerazione delle aree deturpate dallo sviluppo incontrollato dell’edilizia abusiva e industriale. Sono previste, pertanto, alberaturae più dense fatte di essenze autoctone, con una funzione di mitigazione dell’impatto del costruito sul paesaggio. Nei percorsi tratturali in ambito industriale-periferico saranno previste pavimentazioni in sterrato, battuto e pietra locale a spacco di forma irregolare dove si intersecano altre tipologie di percorsi.

Percorsi tratturali in ambito urbano

  • In ambito urbano il sistema tratturale deve diventare un parco urbano lineare, una cintura di verde dei quartieri periferici. Sono previsti arredi ludici per un’utilizzo ricreativo, una sentieristica, muretti a secco lungo il perimetro, un’alberatura sparsa  fatta di essenze autoctone e pavimentazioni in sterrato, battuto e pietra locale a spacco di forma irregolare dove si intersecano altre tipologie di percorsi.
  • Nelle aree di sosta è prevista la realizzazione di strutture e piantumazione di essenze arboree di medio fusto per garantire zone di ombra. In queste aree saranno illustrate le componenti storico-culturali-naturalistiche del paesaggio urbano, del sistema tratturale  e delle connessioni a differenti sistemi-reti urbane.

 

Sintesi progettuale

 

L’impianto progettuale “ COSTRUZIONE DEL PAESAGGGIO” è sinteticamente il seguente:

 

Mission

  • Costituzione di un ambito territoriale di tutela delle aree tratturali;
  • Redazione P.C.T., finalizzato anche alla redazione del Piano Quadro di cui al D.M. 23 Dicembre 1983;
  • Obiettivi
  • Conservazione e tutela dell’integrità delle residue testimonianze delle aree tratturali;
  • Valorizzazione e miglioramento degli armenti  in quanto testimonianza archeologica di insediamenti di varie epoche;
  • Identificazione e miglioramento delle riconoscibilità dei tratti armentizi e definizione di un uso compatibile del sedime tratturale;
  • Rigenerazione del paesaggio interessato direttamente e indirettamente dalle aree tratturali;
  • Incrementare il sistema delle reti e delle connessioni di cui la rete tratturale è una componente importante.
  • Azioni
  • Completamento della realizzazione di interventi di riqulificazione e rigenerazione in continuità con il P.Q.T.;
  • Costituzione di un sistema di percorsi pedonali, ciclabili e ludici;
  • Costituzione e completamento di un percorso verde “ corridoio ecologico” di collegamento territoriale;
  • Rafforzamento del sistema urbano del verde attrezzato;
  • Sistema informativo, cartellonistica ed arredo urbano;
  • Connessioni con il sistema degli insediamenti rurali;
  • Connessioni con il sistema di fruizione del Parco Nazionale dell’alta Murgia;
  • Incentivazione ad una agricoltura multifunzionale;
  • Mantenimento della rete dei muretti a secco e realizzazione di una nuova perimetrazione con muri a secco.
  • Prescrizioni
  • suddivisione del territorio tratturale in quattro “AREE DI PIANO”;
  • definizione di fasce annesse di rispetto;
  • divieti di modificazione degli assetti orografici attuali;
  • controllo degli interventi edilizi.

 

Riferimenti bibliografici:

AA.V.V.-2002,Criteri e indirizzi per la tutela del paesaggio, Regione Piemonte Assessorato ai beni ambientali.

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